FENOMENO DELLA COCAINA: origini e cenni storici
Sono davvero molto antiche le origini storiche del consumo di cocaina. Sulla costa nord del Perù, ad Huaca Prieta, in corredi funebri di più di 4 millenni e mezzo fa sono stati trovati dei sacchetti in cui, oltre a fiori e foglie, c’era una forma di cocaina masticata. È stata rintracciata la presenza di cocaina anche in teschi trapanati del 2000 avanti Cristo in tombe peruviane, così come in capelli di mummie cilene dello stesso periodo. Se si è interessati a scoprire in che periodo venne divulgata la pianta, però, occorre tenere conto delle origini del termine “koka”, che deriva da “kuka”: con questa parola si indica, in lingua quechua, la pianta di cocaina. Una diffusa teoria, tuttavia, ritiene che “coca” sia una parola che deriva dal linguaggio degli Aymara, un popolo indio vissuto prima dell’arrivo degli Incas, che era già capace di coltivare la pianta e di utilizzarla. Pare che la parola “coca” in lingua Aymara voglia dire “albero” o “pianta”, molto semplicemente.
La coca ai tempi degli Incas
Furono gli Incas a divinizzare la coca, al punto che essa diventò il fulcro sia del loro sistema religioso che del loro apparato politico e sociale. Racconta una leggenda che secondo gli Incas la pianta di coca fosse di origini divine: sarebbe stato Manco Capac, il loro primo imperatore, a portarla dal dio sole, e cioè dai domini celesti, alle rive del lago Titicaca, in modo da farne dono al proprio popolo. Inoltre, si narra che l’imperatore degli Incas avesse ricevuto in dono la foglia di coca dai figli del dio sole dopo che l’Impero era stato creato: grazie a questa pianta gli infelici si sarebbero potuti dimenticare della propria situazione, gli esausti e i deboli avrebbero potuto ritrovare nuovo vigore e gli affamati avrebbero potuto essere saziati. Come si può intuire, però, lo scopo non era solo divino, nel senso che l’obiettivo era quello di conseguire sui popoli dei territori che venivano colonizzati un controllo completo dal punto di vista religioso e politico. Ecco, quindi, che sorgeva la necessità di sottomettere le persone e di schiavizzarle in modo che potessero rendere nel modo più efficace.
Un rito di iniziazione
Era considerato un vero e proprio rito di iniziazione l’atto del masticare le foglie della pianta di coca, superato il quale chi si rendeva protagonista di questo gesto poteva non solo entrare a far parte dell’aristocrazia, ma anche ritenersi appartenente alla religione Incas. L’aristocrazia, in virtù di tale ritualità, prevedeva un limite in relazione al consumo della pianta, e al tempo stesso giustificava e motivava la propria discendenza divina al resto della popolazione. Più tardi, però, le cose cambiarono, e in seguito all’arrivo degli spagnoli e alle loro conquiste si decise di mettere al bando la pianta di coca, considerate le conseguenze che aveva sulla psiche, al punto che veniva ritenuta di provenienza demoniaca. Tuttavia tali provvedimenti non ebbero effetti, nel senso che la coltivazione della pianta aveva ormai raggiungo un livello di diffusione molto elevato. Infatti, se è vero che presso le popolazioni della Bolivia, del Cile e del Perù il Concilio di Lima aveva cercato di limitarne l’utilizzo, è altrettanto vero che in realtà veniva garantita una somministrazione di nascosto, in modo che gli schiavi sentissero meno la fatica e si dimostrassero più produttivi.
La cocaina negli ultimi secoli
Il primo a descrivere in che modo la coca veniva utilizzata nel Nuovo Mondo fu Amerigo Vespucci. Questi rese noto che gli indigeni erano soliti masticare le foglie della coca, polverizzate o secche, insieme con dosi minime di materia alcalina, come per esempio cenere di ossa, cenere di piante o calce; ne scaturivano, così, degli effetti allucinatori molto strani. Verso la fine del XIX secolo, la cocaina diventò addirittura monopolio di Stato, per poi essere venduta e distribuita da aziende private. Nello stesso periodo gli effetti della cocaina cominciarono a essere conosciuti anche nel nostro continente. Freud nel 1884 diede alle stampe la sua prima ricerca dedicata alla cocaina, che veniva raccomandata sia per i suoi effetti anestetici che per le sue proprietà afrodisiache, ma anche come panacea per l’isteria, la depressione e altre malattie psichiche.
Gli studiosi e la coca
Un oculista amico di Sigmund Freud di nome Carl Koller iniziò a servirsi della cocaina a mo’ di anestetico, e la utilizzava per gli interventi chirurgici sugli occhi; altri medici se ne avvalsero al posto dei tranquillanti tradizionali. Il problema è che questi studiosi erano soliti sperimentare la cocaina su sé stessi, il che li condusse a forme di dipendenza molto gravi. Il chimico Angelo Mariani, pochi anni più tardi, diede vita a un vino a base di coca, ritenuto un eccellente rimedio per il mal di gola e proprio per questo motivo molto apprezzato dai musicisti e dai cantanti d’opera; in più, era ritenuto un tonico e stimolante. Cominciò, così, la produzione di un ampio assortimento di prodotti basati sulla coca.
La cocaina nel Novecento
Nel nostro Paese, fu a partire dagli anni Venti che il consumo di cocaina diventò una moda, mentre negli Stati Uniti vedeva la luce la Coca-Cola. Nel continente americano, infatti, gli imprenditori avevano individuato potenzialità interessanti nel settore degli articoli a base di cocaina. In un primo momento fu lanciata sul mercato la French Wine Coca, che fu la prima bevanda a base di coca, ma quando poi giunsero gli anni del proibizionismo e l’alcol era vietato fu proposta la Coca-Cola, che prevedeva di disciogliere in uno sciroppo di zucchero un estratto non alcolico di cola africana e foglie di coca, ad alto contenuto di caffeina. Come è facile immaginare, però, il consumo prolungato della sostanza causava conseguenze drammatiche dal punto di vista sanitario, che costrinsero gli enti competenti a intervenire.
Assunzione della cocaina
L’inalazione della polvere di cocaina è, almeno nei Paesi occidentali, il metodo più diffuso per il consumo della sostanza. Si dispone la polvere su un ripiano, in una o più strisce, e la si aspira con l’aiuto di una banconota arrotolata, di una cannuccia o di un inalatore. Gli effetti possono durare anche alcune ore: dipende, oltre che dalla quantità della sostanza, anche dalla sua purezza. Infatti, la cocaina viene sempre tagliata insieme con altre sostanze. Volendo, si può assumere la cocaina anche masticandone le foglie: dato che non si verificano effetti sul comportamento, nei Paesi andini questa modalità di assunzione è considerata legale. In effetti, masticare le foglie di coca innesca le stesse conseguenze del consumo di caffeina. Non ci sono effetti eccitatori, in quanto l’assorbimento della sostanza viene rallentato e affievolito.
I rischi della Cocaina
Le vampate, la tachicardia e i tremori sono alcune delle conseguenze di assunzione cronica di cocaina; altri effetti possono essere ravvisati nella perforazione del setto nasale, nella disidratazione e nella sudorazione eccessiva. Ci possono essere anche irritabilità e irrequietezza, accompagnati a un deperimento organico. Nel sovradosaggio, in sostanza, il soggetto si rivela ostile e agitato, in preda ad allucinazioni e, in alcuni casi, si verificano convulsioni che possono portare al coma. Altre possibili conseguenze riguardano l’aumento della temperatura del corpo e dei battiti del cuore. Un blocco respiratorio dovuto a paralisi muscolare o un infarto miocardico acuto, invece, possono portare alla morte. Quando vengono assunte dosi di sostanza sempre più elevate, si va in overdose, una situazione correlata alla dipendenza dalla cocaina.
Fai il primo passo, CONTATTACI!
Adesso hai una dipendenza, tra due mesi avrai una vita…