Ludopatia: Il gioco d’azzardo patologico
Il gioco d’azzardo consiste nel rischiare qualcosa di valore nella speranza di ottenere qualcosa di valore superiore. Si tratta di un’attività molto diffusa in numerose culture e Paesi, senza che ciò comporti problemi significativi per molte persone. Tuttavia, alcune di esse possono sviluppare una vera e propria dipendenza da gioco, il cosiddetta ludopatia: disturbo da Gioco d’Azzardo. Questa problematica consiste in un comportamento disadattivo nei confronti del gioco d’azzardo: la persona non è più in grado di resistere all’impulso di giocare, mettendo a rischio le proprie relazioni sociali significative oppure la propria carriera lavorativa. Chi presenta tale disturbo ha bisogno di sempre maggiore denaro per raggiungere l’effetto eccitante creato dal comportamento di gioco e se cerca di smettere o ridurre il comportamento inizia a sentirsi irrequieto o irritabile. Tale condizione, nonostante i ripetuti sforzi per controllare, ridurre o smettere di giocare, lo induce a giocare nuovamente. Un’altra condizione che porta il giocatore a reiterare il comportamento patologico è la speranza di recuperare precedenti perdite. Tale fenomeno si chiama rincorsaalla perdita, poiché tale atteggiamento porta inevitabilmente a ulteriori perdite. Il giocatore patologico, infatti, anche qualora dovesse incontrare una vincita, la maggior parte delle volte non è in grado di fermarsi e inibire il proprio comportamento, incappando così in ulteriori perdite. Per il giocatore patologico, il saldo è sempre negativo: per tornare a giocare, arriva a chiedere aiuti economici alla famiglia e ad amici. I soldi chiesti servono per giocare nuovamente o per coprire precedenti debiti, salvo poi contrarne di nuovi per giocare nuovamente. Con la ludopatia la menzogna entra a far parte della sua vita quotidiana, con lo scopo di coprire le proprie condotte e la gravità della situazione in cui si trova. Questa condizione innesca un circolo di sensi di colpa, depressione, ansia e insicurezza, che a loro volta sono di innesco per nuovi comportamenti di gioco.
Stati emotivi e dipendenza da gioco
Come può un gratta e vinci, una scommessa sportiva, una slot machine o un poker online “sedare”, seppur transitoriamente e quindi illusoriamente, tali stati emotivi dolorosi in maniera così potente da indurre il giocatore, pur consapevole della propria disperata condizione e delle inevitabili conseguenze, a giocare di nuovo? La risposta si trova all’interno del cervello, ovvero l’organo che più di tutti viene plasmato e biochimicamente modificato dalle reiterate condotte di gioco. Infatti, nel comportamento compulsivo del giocatore d’azzardo patologico sono coinvolti numerosi meccanismi d’azione, tra i quali ricoprono un ruolo fondamentale la capacità di regolazione del comportamento volontario (a carico della corteccia prefrontale) e il sistema della gratificazione/ricompensa (mediato dal nucleo acumbens).
Autoregolazione e comportamenti compulsivi del giocatore d’azzardo
Nella persona affetta da disturbo da gioco d’azzardo è presente una scarsa capacità di autoregolazione, malgrado le conseguenze negative che il gioco stesso determina, che la porta a mettere in atto comportamenti compulsivi. Ad essere compromesse sono le capacità di pianificazione, modulazione e inibizione della risposta, abilità che sono sotto il controllo della corteccia pre-frontale. L’abuso di droghe e soprattuto di alcol, spesso presente accanto al gioco d’azzardo, peggiora ulteriormente tali difficoltà, poiché “inibisce” tale area cerebrale, il cui funzionamento risulta già compromesso.
Alcune capacità cognitive risultano compromesse nelle persone affette da gioco d’azzardo patologico: tra queste vi è una minore flessibilità mentale (con maggiore difficoltà ad individuare e utilizzare nuove strategie cognitive) e una scarsa capacità di formazione di concetti e, quindi, un ridotto grado di apprendimento su come operare scelte vantaggiose. Ciò condurrebbe a perseverare e persistere nelle attività di gioco d’azzardo nonostante le conseguenze negative.
nel soggetto affetto da ludopatia sono spesso presenti vere e proprie distorsioni cognitive circa le probabilità di vincita e i meccanismi con cui avvengono le vincite. Queste credenze sono in grado di irrigidire ancor più il comportamento di dipendenza da gioco.
Infine, un’ulteriore condizione per la reiterazione del comportamento è la presenza di craving, cioè di un desiderio urgente ed irrefrenabile di giocare.
Giocare d’azzardo per avere una ricompensa immediata
I soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico, rispetto alla popolazione normale, mostrano dei sintomi specifici e una spiccata preferenza verso gli stimoli che il gioco d’azzardo procura, che causano in loro una maggiore gratificazione percepita; ciò riflette il diverso funzionamento dei loro sistemi dopaminergici e dei processi di ricompensa/gratificazione. Pertanto, essi preferiscono questi stimoli rispetto agli stimoli di gratificazione normalmente ricercati dalle altre persone.
Hanno una preferenza per una ricompensa minore ma immediata rispetto ad una ricompensa maggiore ma successiva. In altre parole, ricercano gratificazioni immediate al contrario degli altri, che preferiscono ricercare ricompense più elevate anche se successive. Questa caratteristica è anche associata ad un maggior grado di impulsività.
Il funzionamento anomalo del sistema della ricompensa che si innesca nella ludopatia, unitamente alle altre difficoltà presenti a livello cognitivo, quali impulsività e compulsività, le difficoltà di problem solving, la scarsa flessibilità cognitiva, la presenza di credenze distorte e irrazionali, determina un quadro sintomatologico che spiega il comportamento dei pazienti affetti da gioco d’azzardo patologico.
Cosa avviene durante il gioco
Nel gioco d’azzardo patologico, così come nella dipendenza da sostanze, la soddisfazione che deriva dalle ricompense ha una durata significativamente inferiore rispetto alle altre persone. Questo spiegherebbe la successiva ricerca di nuovi e ripetuti stimoli nell’immediato. Attraverso alcuni studi di risonanza magnetica funzionale è stato dimostrato che nel cervello dei giocatori patologici sono presenti livelli di dopamina molto elevati già durante l’attesa della ricompensa, quando essa viene anticipata mentalmente (è l’aspettativa della giocata che crea eccitazione ed euforia), ma la gratificazione che ne deriva è minore in caso di vincita rispetto alle altre persone. La perdita al gioco, inoltre, produce sì un abbassamento dei livelli di ricompensa, ma in misura inferiore rispetto ai soggetti normali che, in tal caso, vengono disincentivati al gioco. Durante il gioco, inoltre, il livello di controllo pre-frontale nei giocatori patologici è più basso. Questa è la ragione per cui continuerebbero il gioco in maniera compulsiva, in virtù delle condizioni neuro-psico-biologiche sopra descritte.
Se da una parte le condizioni neuro-biologiche spiegano in buona parte il comportamento del giocatore patologico, va ricordato che vi è anche un’importante influenza del contesto socio ambientale, che può esercitare un fondamentale condizionamento sul soggetto attraverso la scarsità di regole e leggi di controllo e deterrenza, un’alta pressione pubblicitaria e l’espressione di una accettabilità e tolleranza sociale promuovente il gioco d’azzardo.
La dipendenza da gioco d’azzardo e il sostegno del Centro San Nicola
Anche per la dipendenza da gioco d’azzardo, l’obiettivo del San Nicola è quello di “fermare il comportamento per capire il comportamento“. Identificare quali sono i rinforzi che portano avanti la dipendenza, i danni e gli effetti della ludopatia nella vita della persona, i blocchi in cui si è incastrati e dai quali ancora non si è riusciti a liberarsi. Infine, quali i comportamenti e gli atteggiamenti necessari per cambiare la propria vita. Per aiutare le persone servono le persone: al San Nicola educatori, terapeuti, counsellor in recupero da tanti anni mettono ogni giorno la loro esperienza al servizio di chi vuole aiutarsi.
Contenuto curato dal Dott. Claudio Pederzani
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