
Stigma sociale e tossicodipendenza: come superarlo
La dipendenza da droga e sostanze stupefacenti, e più in generale qualsiasi altra forma di dipendenza, sono da considerarsi vere e proprie patologie, e come tali dovrebbero essere trattate.
Eppure, nonostante oggi si sia diffusa una certa informazione al riguardo, anche all’interno dell’ambiente medico, nei confronti dei tossicodipendenti permangono tuttora parecchi pregiudizi, che di certo non sono di aiuto a chi deve superare questo problema.
Non è raro, infatti, che i professionisti stessi parlino dei pazienti tossicodipendenti come di persone affette non da una patologia psichiatrica ma da un vizio, un comportamento volontario e sgradevole. La costante diffusione dei pregiudizi sulla tossicodipendenza e sull’alcolismo, si riflette inevitabilmente sulle persone affette da questi problemi, le quali, ovviamente, sono poco propense a chiedere aiuto ad una struttura sanitaria proprio per il timore di essere giudicati o trattati in maniera inadeguata.
Lo stigma sociale nei confronti delle tossicodipendenze è ancora piuttosto forte, in quanto legato all’attribuzione di una colpa verso coloro che hanno questo problema: molti ritengono che chi è dipendente dalla droga o dall’alcol sia in grado di controllare e gestire il proprio comportamento, e che semplicemente non abbia intenzione di smettere.
Ridurre lo stigma sociale nei confronti dei tossicodipendenti
I pregiudizi verso i tossicodipendenti iniziano a diminuire nel momento in cui si pensa non ad un vizio e ad una situazione voluta, ma ad una patologia che, come ogni altra, non è controllabile e non è dovuta ad una scelta, ma ad una serie di condizioni, dalla predisposizione personale ad alcuni fattori ambientali, familiari e sociali.
Prima di tutto, è bene tenere presente che esiste una vulnerabilità genetica: per quanto non vi sia una predisposizione vera e propria nei confronti delle dipendenze, determinate condizioni di vita, unitamente al temperamento della persona e alla sua storia, possono favorirne lo sviluppo.
Inoltre, l’uso stesso della droga agisce sul sistema nervoso, provoca assuefazione e inibisce la capacità di controllarsi: un meccanismo che si riferisce sia alle droghe più note, quali possono essere eroina, cocaina, derivati dall’oppio e altro, sia a diverse categorie di farmaci.
Ovviamente, è importante che in ambito medico e sanitario le tossicodipendenze non vengano trattate con pregiudizi e ambiguità, evitando di usare terminologie non corrette o di attribuire una colpa ai pazienti affetti da tali patologie.
Un fenomeno sociale molto difficile da comprendere
L’uso e la diffusione della droga non sono una novità di oggi, ma rappresentano un fenomeno sociale e culturale diffuso da secoli, del quale l’abuso e lo sviluppo di dipendenza ne costituiscono solo una minima parte, anche se complessa da trattare.
Per ridurre gradualmente la dipendenza e l’assuefazione e contrastare i sintomi da astinenza, si ricorre a farmaci specifici, somministrati sotto controllo medico, che agiscono con un meccanismo talvolta simile a quello della droga senza però provocarne i danni e che riducono il desiderio ossessivo nei confronti di una determinata sostanza.
Nel trattamento di una tossicodipendenza, prima di tutto occorre proprio contrastare i sintomi di astinenza e ridurre il desiderio compulsivo, anche se, nel complesso, si tratta di una condizione molto complicata, che richiede interventi di carattere non solo medico ma anche psicologico e sociale. Evitando, naturalmente, qualsiasi tipo di pregiudizio o stigma sociale.
Qual è il pregiudizio più diffuso nei confronti delle tossicodipendenze
Un’opinione del tutto incorretta, e altrettanto diffusa, è quella che una persona non smetta di assumere sostanze stupefacenti, droga o alcol, perché non vuole mentre, al contrario, basta la volontà per liberarsi da quello che viene ritenuto un vizio.
Certamente una grande forza di volontà è di aiuto, ma non è per niente sufficiente: basti pensare a chi è dipendente dalle semplici sigarette e che spesso, pur essendo intenzionato e motivato a smettere, non ce la fa o finisce, entro breve tempo, a riprenderne il consumo.
Ciò significa che la realtà è molto più complicata e difficile da gestire, e il fatto di non riuscire a smettere di assumere una sostanza stupefacente o una droga non è dovuto a scarsa forza di volontà o mancanza di intenzione.
Alcuni farmaci, somministrati sotto controllo di un medico, possono aiutare a gestire l’astinenza, ma la strada per liberarsi da una dipendenza è molto lunga e piuttosto faticosa: per questo, affidarsi ad una struttura specializzata è la soluzione migliore.
La tossicodipendenza nel contesto sociale
Un altro elemento da considerare è il contesto sociale e famigliare in cui crescono e vivono le persone con una tossicodipendenza. Molte persone che fanno uso di droga o abusano di alcol arrivano da una vita difficoltosa, da eventi traumatici, da un ambiente familiare altamente conflittuale o da episodi di carenza affettiva e di abbandono.
Talvolta già in famiglia si consumano abitualmente droga o psicofarmaci, in altri casi una situazione di degrado, povertà, disoccupazione e scarsa istruzione risultano essere fattori di vulnerabilità, favorendo l’abuso di sostanze psicotiche come illusoria via di uscita da una situazione spiacevole o drammatica.
Se i problemi di fondo non vengono rivelati e affrontati direttamente, offrendo a chi soffre di dipendenza un ambiente equilibrato in cui possa esprimere sé stesso, liberarsi da questo problema diventa estremamente difficile, se non impossibile.
La volontà è determinante ma non è sufficiente
La decisione e la volontà di liberarsi dalla droga sono indispensabili, ma non bastano. Soprattutto quando una persona si trova in una situazione personale, familiare e sociale molto complicata, la tentazione di ricorrere ad una sostanza che, sia pure per poche ore, offre una via di uscita da stress, malessere e ansia, è troppo forte e impossibile da vincere.
Inoltre, in aggiunta al contesto sociale, occorre spesso far fronte, come abbiamo detto, anche ai pregiudizi, che definiscono un tossicodipendente come una persona debole e incapace, arrivando ad emarginarlo dalle normali attività: lavoro, istruzione, gestione del tempo libero e così via.
Al contrario, per chi abbia intrapreso la strada della disintossicazione, è importantissimo avere la possibilità di svolgere una vita socialmente attiva, poiché l’emarginazione è di ostacolo ad ogni tentativo di recupero. Può essere invece utile allontanarsi per qualche tempo dal contesto famigliare o personale, soprattutto se problematico, e avere la possibilità di trascorrere il periodo della disintossicazione presso una struttura adeguata.
La dipendenza dalla droga è irrisolvibile?
I tossicodipendenti sono irrecuperabili? Anche questo è uno stigma sociale molto diffuso che non corrisponde per niente al vero, così come non è vero che tutti sono dediti al crimine o alla violenza.
Occorre invece valutare la tossicodipendenza per quello che realmente è: una patologia cronica che, se non trattata adeguatamente e senza filtri sociali fuorvianti, può dare luogo a recidive, e che richiede tempo, volontà e la presenza di professionisti qualificati.
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